STORIA DEL QUARTIERE

ponte crencano

Inaugurazione della chiesa

Chiesa parrocchiale

Mi si chiede di scrivere un po’ di storia del nostro quartiere e lo faccio volentieri, soprattutto per le nuove generazioni che hanno bisogno di radici per guardare con riconoscenza verso coloro che hanno messo mano a questo tratto di terra così diverso da oggi.
Devo fare riferimenti alla mia famiglia, per ricordare al meglio periodi e date; ci sono tuttavia molte lacune.

La prima volta che mi affacciai su questa zona era l’autunno 1957, provenendo dalla zona Duomo, con due gemelli trotterellanti di circa due anni ed un terzo figlio in passeggino, ebbi l’impressione di trovarmi in una “landa desolata” e non certo accogliente. Il terreno era stato diserbato di recente e la sua scura umidità non invitava a metterci piede. Unici segni di vita, sulla destra, le due palazzine della TELVE (tuttora esistenti e ben tenute) e in fondo, sulla sinistra, quello che ci apparve come un miracolo: la “Nave”, una costruzione recente, enorme, già abitata da molte famiglie, con porticato a terra e ambienti per futuri negozi. Poste una vicina alla facciata e l’altra sul retro, le due “navette” con altrettanti posti vuoti per negozi.

Poi non c’era più nulla, se non, sulla destra fino a perdita d’occhio, un gran verde di campi coltivati e qualche casa colonica.
Nella nostra passeggiata, io e Giulio non ci eravamo accorti di aver attraversato un ponte: era il Ponte sul Crencano, che scorreva libero fra i campi fino all’Adige, più basso rispetto a Via Mameli.

Chiedemmo in Comune se il nome del Quartiere che stava nascendo potesse derivare da quel corso d’acqua, ma ci fu risposto che “il Crencano” era una specie di radicchio che prosperava nella zona, molto richiesto, e che era lo stesso radicchio che aveva dato il nome all’acqua scorrente.
Da questi primi approcci, chi legge può capire che il futuro nostro Quartiere è di origini agresti.
La nostra passeggiata esplorativa si allietò con un incontro con un Capitello Sacro che non avevamo notato nell’andata e che contribuì a farci ritornare il sorriso. Era una costruzione in pietra, con una pittura della Madonna, che certamente era sorta in tempi lontani grazie alla Pietà degli abitanti circostanti. E’ lo stesso ancora usato oggi per la Preghiera mariana, sia nel mese di Maggio che per qualche altra Cerimonia dedicata alla Vergine.
Il Capitello è tuttora conservato molto bene, anche se si trova fra il traffico, e tanti sono coloro che lo valorizzano con fiori e ceri o anche solo con un bacio di passaggio.

Ecco, qui c’è un vuoto! La mia famiglia si trasferì in provincia di Piacenza per la costruzione di una Centrale idroelettrica sul fiume Po, ad opera della Società Idroelettrica Medio Adige (SIMA) in cui mio marito lavorava. Dovevano essere due anni e invece divennero sei!
Nacquero altri due bimbi e la casa di Ponte Crencano era tenuta d’occhio da parenti, anche perché la Cooperativa Edilizia che stava lavorando chiedeva i suoi compensi regolarmente, come del resto tutte le altre cooperative costituitesi su quei terreni ad opera del Comune.
Sei anni sono tanti, specie quando si attende qualche cosa!
Quando tornammo a Verona (era l’autunno 1963) il Quartiere era già irriconoscibile: case e case, anzi palazzi belli, ridenti, con tante aperture e terrazze, con verdi circostanti che intelligentemente il Comune aveva voluto riservare ai giardini condominiali. La prima occhiata non ci fece riconoscere la nostra casa; poi, guardando i campanelli, ricordammo gli amici che con noi avevano costituito la nostra Cooperativa S. Giorgio. Ci si allargò il cuore. Al sesto piano il nostro appartamento, che avevamo affittato ad altra famiglia ma che era ormai vuoto, ci parve una piazza d’armi. Subito ci portammo alle finestre e ci venne incontro un panorama che non avevamo mai visto: dalla corona delle Colline di S. Rocchetto da cui spuntavano il Monte Baldo ed il monte Pastello, fin giù a Est, dove si vedeva in lontananza la Croce di don Calabria e poi, più a Sud, il Campanile del Duomo e la Torre dei Lamberti. C’era posto anche per un altro bimbo? … in effetti arrivò dopo qualche anno.

La mappa comunale, che molti abitanti avevano in mano, aveva lasciato libero tutto il centro del Quartiere per la costruzione della Chiesa, ma di chi era il compito? In poco tempo fu comunque ideata e costruita una “Chiesa” provvisoria, di cui tutti sentivano la necessità, per non doversi spostare, per le Cerimonie religiose, o dai Padri Camilliani o alla Chiesa della Parrocchia del S. Cuore. Accanto alla Chiesetta sorsero le Opere Parrocchiali, con l’appartamento per i Sacerdoti e, sotto, le Aule di Catechismo e ritrovo per varie attività. Davanti alla Chiesa si formò un sagrato e un campetto per giocare.
Nel frattempo, i moltissimi bimbi e ragazzi che scorrazzavano per le strade avevano scelto per i giochi di gruppo una bella fascia di verde che, abbandonato davanti alla “Nave”, era diventato il loro regno. I più grandicelli occuparono invece il terreno destinato alla futura Chiesa, che fu poi recintato e messo in sicurezza dai veicoli che cominciavano ad essere numerosi.
Quanto avvenne su quel campo, attrezzato con due porte da Calcio, lo sanno solo quelli che ne usufruirono l’ampiezza: partite sportive libere e organizzate, Giochi della Gioventù, l’Unione Sportiva Cadore, le Olimpiadi di Quartiere, le partenze delle prime “4 passi di Primavera”, tutte iniziative preparate e concordate da appassionati del Quartiere, molti dei quali ci guardano dal Cielo. Non vorrei far torto a nessuno, ma qualche nome devo pur farlo: il maestro Sessa, Mario Breda, Lino Carli, Mario Marchi, don Piero Casati e Giulio Rocca.

E le scuole, dove erano? Fino al 1964  le Elementari furono sistemate nei negozi sotto la “Nave”. Per le medie non c’era che recarsi in città. Questo disagio era pesante per i genitori e per gli alunni, e finalmente il Comune prese la decisione di sistemare due “pre-fabbricati” in località Villa, per accogliere almeno una Scuola Materna e una Elementare.
Il viottolo stretto e polveroso in fondo a Via Mercantini, che affiancava il muro dei Padri Camilliani, fu allargato e asfaltato, aprendo il quartiere verso Quinzano ed Avesa. Le scuole Medie, con un bel tratto di verde adiacente, furono ben presto ultimate ed attrezzate, era l’anno 1967.
Più tardi, adiacenti, sorsero molte altre abitazioni belle, alte, con vista sulle colline e strade traverse fino a confondersi con il Quartiere Pindemonte. Quello è il confine Est del Quartiere; dall’altra parte, a Ovest dopo la “Nave”, via Poerio si chiude e lascia solo un piccolo passaggio pedonale verso le ultime case del Quartiere, prima di raggiungere la via che sale poi fino alla vicina frazione di Quinzano.
Ma ecco un altro avvenimento: una notte andò a fuoco il prefabbricato della Scuola Elementare e nessuno seppe mai per colpa di chi! Che fare? Il Comune ritenne di trasferire le Elementari nell’edificio delle Materne e di distribuire i piccoli delle Materne parte a Quinzano,  parte dalle Suore del Cesiolo e parte, con servizio di Autobus, alle Colombare sulle Torricelle. Le famiglie dovettero scegliere.

Intanto il prolungamento di Via Pieve di Cadore, fino a Via Santini, venne allargato e asfaltato e proprio in Via Santini sorsero finalmente le Elementari in muratura.
E la Chiesa? Fu un problema grosso: prima perché bisognava occupare il terreno di cui “i ragazzi” si erano impossessati, poi per i costi. Non mi fermo su questo punto, perché la Storia della Parrocchia è già stata pubblicata in un Bollettino parrocchiale del 2012, in occasione del 50mo anniversario dall’erezione della nostra Parrocchia da parte della Diocesi.
La Chiesa conobbe tante traversie nel suo sorgere che, tuttavia, non arrestarono il suo completamento. I Genitori parteggiavano per i figlioli; il Quartiere intero desiderava la Chiesa. Si trovò una soluzione impensata: un proprietario cedette un buon tratto di terreno ancora libero, posizionato alla fine di Via Pieve Cadore, verso Via Santini. Ciò risolse le tensioni esistenti. Il terreno recuperato al Quartiere divenne un Campo da Calcio di dimensioni regolari che l’Unione Sportiva Cadore prese in carico. Furono costruiti Spogliatoi, Servizi e locali per il deposito di tutto ciò che occorre per le attività sportive..

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Per molti anni, poi, dovettero arrivare contributi per la costruzione della nuova Chiesa dalle famiglie e dalle istituzioni, fino all’ultimo di pochi anni fa, che concluse l’annoso problema delle infiltrazioni d’acqua, dovute alla forte pendenza del tetto della Chiesa e ai materiali usati.
La Chiesa è al centro del Quartiere, bella all’interno e all’esterno, e penso che anche il Signore ne sia contento.
Mi accorgo di non aver riferito nulla della parte Sud del Quartiere, oltre via Mameli fino all’Adige. Un tempo era costituita da casette e casupole che sorgevano oltre le rotaie del trenino Verona-Caprino che, in partenza da S. Giorgio, correva sbuffando e faceva la prima tappa a Cà di Cozzi. Molte case sono state abbattute o rimodernate; sono sorti palazzi e nuove strade che consentono agli abitanti di raggiungere e oltrepassare Via Mameli per la Chiesa, le Scuole, i negozi, tutti i servizi. In questa zona è sorta anche una Scuola Materna e sono stati organizzati anche degli spazi da coltivare, affidati agli anziani.

Questa zona gode di una grande ricchezza, quale è l’Adige che vi scorre a pochi metri; gli abitanti si sono abituati a servirsi dei vari semafori che consentono anche ai pedoni di non farsi travolgere dal forte traffico dell’arteria principale.
Se c’è ancora qualcosa da dire, è sull’anima del Quartiere, che noi Anziani vorremmo si conservasse come contributo di Amore alla zona e di riconoscenza verso coloro che non sono più fra noi: i molti che qui hanno dato idee, realizzazioni, sostegno con una forza di volontà incredibile, senza alcuno scopo personale, solo perché le nuove generazioni potessero crescere e avere dei bei ricordi da tramandare.
Sarebbe desiderabile che quei ricordi restassero vivi, ad opera specialmente dei ragazzi di allora che hanno scelto il Quartiere per farsi una famiglia, un lavoro, una vita adeguata all’oggi, e che la Storia si aggiornasse perché il Quartiere è cambiato: i bimbi sono diminuiti, gli anziani girano per le strade con bastoni e sostegni vari, occupano le panchine fortunatamente sparse fra il verde, sembrano volersi bene fra loro.
Oggi il Quartiere è ben servito da molti negozi di ogni genere, da Banche, Poste, Farmacia, artigiani e professionisti di ogni tipo. In generale ci vogliamo bene e l’incontro, anche solo da una finestra all’altra o frettoloso per le strade, ci sostiene e ci sprona a restare.
Concludo con una nota di colore: abbiamo anche un bel Mercato, che ogni mercoledì occupa le strade del Quartiere offrendo i generi più diversi e facilitando gli incontri fra le persone di Ponte Crencano e del vicinato.

Amelia Pozzoli Rocca

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