Rosetta Tommasi Framba

La signora Rosetta (all’anagrafe Rosa Tommasi, coniugata Framba) è stata una donna d’altri tempi ma – a suo modo – anche dei nostri giorni, che ha lasciato il segno.

Nata nel 1923 a Prun di Negrar, è morta nel 2012 all’età di 89 anni. La sua vita è stata “pesante”. Ultima di sei figli, è rimasta orfana di entrambi i genitori in giovane età, trovandosi nella condizione di dover supportare i fratelli più grandi: ruolo di supplenza e di servizio che è stato poi una costante della sua vita. Sposata, ha avuto tre figli. Il marito Achille, più grande di nove anni, è stato da lei sempre accudito con amore ed attenzione: grazie a ciò ha vissuto sereno e in salute fino all’età di 102 anni (ancorché gli ultimi quattro trascorsi senza la sua compagna di vita per oltre 65 anni).

La perdita della primogenita Paola, di soli 24 anni, le ha causato una ferita non più rimarginatasi. Con il tempo a suo ricordo si è dedicata alle opere di bene fra cui il finanziamento, assieme ad Achille, della realizzazione di una Scuola Materna a Morétan in Togo (tramite dell’Associazione Amici del Togo).

È stata, da ogni punto di vista, il pilastro della famiglia: nel 1967, grazie al suo coraggio e alla sicurezza in se stessa, chiedendo un grosso prestito ad alcuni parenti, ha acquistato in un edificio di nuova costruzione in via G. Prati, l’appartamento nel quale ci siamo trasferiti lasciando il precedente a Ca’ di Cozzi.

La Rosetta ha sempre lavorato fin da giovinetta, “facendo i mestieri” presso famiglie benestanti. Dopo essersi sposata, oltre a prendersi cura della famiglia, ha continuato a fare la domestica in casa d’altri fino alla pensione. Pur avendo frequentato solo le scuole elementari, dall’alto della sua esperienza di cuoca, baby sitter e casalinga, amava definirsi scherzosamente con i nipoti “laureata ad honorem in economia domestica”. Non abbiamo dubbi che fra i famigliari, gli amici ed i conoscenti, vi sia ancora chi – come noi – prova nostalgia per le mangiate di gnocchi, lasagne o tortellini preparati dalla Rosetta o per le sue crostate, frittelle e galani: la sua cucina è stata apprezzata anche ai campi scuola parrocchiali di Bersone (TN).

Di temperamento forte, disponibile ed ottimista, parlava con tutti e soprattutto sapeva ascoltare: in ogni frangente, bello o brutto che fosse, era sempre in grado di fornirti qualche pillola di saggezza. Per lei ogni incontro/interlocuzione erano importanti, non solo con la cerchia dei cari ed amici, ma anche con gli altri: in tal senso, l’uscita quotidiana per fare la spesa, il giro del mercoledì mattina ai banchi del mercato rionale, il fermarsi a chiacchierare sul sagrato della chiesa dopo le funzioni religiose erano tutte occasioni di contatto da non trascurare.

E’ stata una donna molto devota, di una religiosità di quelle di una volta, fatta di pratica e di testimonianza: in casa pregava spesso, bisbigliando con il rosario fra le mani, quasi a non voler disturbare chi le stava vicino, andava ogni giorno alla Messa e al Rosario, dando una mano a pulire e a tenere in ordine la chiesa e fornendo altri contributi a favore della comunità parrocchiale.

Con il suo modo di fare e di porsi, scevro da qualsiasi ostentazione, ha sempre dato agli altri un messaggio forte e chiaro: in caso di bisogno, lei c’era. Questo è stato sicuramente uno degli insegnamenti più importanti che ci ha lasciato!

I figli Maurizio e Pierantonio Framba