I MORINI

Angelo e Annamaria, Aldo e Pierina

 

 


Non è facile descrivere la nostra famiglia in poche righe; tuttavia, se dovessimo scegliere due parole diremmo giovialità e disponibilità.
Angelo e Annamaria sono arrivati in quartiere agli inizi, quando c’erano poche case e la parrocchia ancora non esisteva. Pieni di entusiasmo hanno contribuito con altre giovani famiglie alla nascita e alla crescita della parrocchia. I nostri genitori, i nostri zii: Aldo e Pierina e i nostri nonni l’hanno sempre vista come un punto di incontro con Dio e con gli altri e di servizio per la comunità.
A loro non piaceva tanto mettersi in mostra quanto partecipare costruttivamente alle attività della parrocchia.
Papà è stato uno dei soci fondatori dell’U.S. Cadore, nata sotto le ali della parrocchia, per offrire a noi giovani la possibilità di praticare sport in modo “sano”, calcio pallavolo e ciclismo.
Quante cene preparate nei locali sotto la chiesa per tutte le squadre insieme al signor Mario Caola. Con molti altri a montare altoparlanti, tabelloni pubblicitari e preparare panini, brodo e te per la “4 passi di primavera”, la marcia podistica del quartiere. Lo zio Aldo appoggiava e sosteneva con simpatia questo entusiasmo con la collaborazione. Angelo è sempre stato un “presepista”; insieme al signor Lino Carli e altri di cui non ricordiamo il nome costruivano ogni Natale grandi rappresentazioni, il cui allestimento iniziava già da novembre. Il signor Carli dipingeva gli sfondi e curava la parte estetica, papà invece si occupava della parte elettrica con il passaggio dal giorno alla notte, le animazioni, il fuoco vivo, i corsi d’acqua.
Annamaria e Pierina hanno sempre contribuito alla organizzazione della pesca di beneficenza della festa patronale. Era per loro un momento di grande condivisione e di gioia. La mamma per qualche anno è stata catechista, con la zia Pierina ha fatto parte anche del gruppo delle “circoline”, signore che si trovavano per raccogliere e sistemare medicinali da inviare alle missioni nei paesi in cui c’era necessità.
Tutti insieme stavano portando avanti quello che avevano imparato dai loro genitori, dei quali vogliamo fare solo un piccolo accenno poiché sono stati tra i primi a dare un contributo nella parrocchia che hanno visto nascere dal nulla. Al nonno Eugenio piaceva fare il sacrestano, ad ogni messa preparava i paramenti per il sacerdote e tutto l’occorrente per la celebrazione, raccoglieva inoltre le offerte. A noi bambini diceva che il segreto era fermarsi davanti alle persone finché non arrivava la monetina dentro il contenitore! Nonna Nina si dedicava invece alla pulizia della chiesetta nuova di zecca e alla disposizione delle piante e dei fiori. Nonna Emma, mamma della mamma, cuciva grembiuli, ciabattine e presine e “sferruzzava” sciarpe, berretti e scarpette da notte per la pesca o per il mercatino missionario. Alla sera prima di andare a letto recitava sempre due rosari, uno per i vivi e uno per i morti; noi bambine faticavamo un po’ a capire perché pregava sempre in latino, come le avevano insegnato da piccola. Noi abbiamo sempre ammirato questa sua Fede semplice, tuttavia forte e sincera.
Crediamo di aver imparato molto da tutti loro, dalla testimonianza e dall’esempio di cui ci hanno fatto dono; speriamo di non disperdere quanto ci hanno insegnato e di essere in grado di trasmetterlo. In questo genere di vita senza apparato hanno contribuito a creare una sana atmosfera anche nel quartiere

 

Elisabetta e Marina Morini