Carlo Damini

 

 

Come poter disegnare con poche parole l’immagine di quello che è stato per la nostra famiglia il nostro papà immaginando anche quello che può essere stato per gli altri?

Forse l’unico modo è quello di raccontarvi che il nostro papà era un bambino.

Ma non nel senso che fosse stato piccolo o infantile o tenero o vicino all’idea che abbiamo di un bambino. Il nostro papà era un animo bambino perché era un animo semplice.

Il mio papà sapeva stupirsi.

Si stupiva di fronte alle cose belle: la natura lo affascinava e ci chiamava tutti a raccolta se vedeva qualcosa di particolare nella natura. Così noi con lui abbiamo imparato a stupirci delle cose piccole e a non dare niente per scontato.

Il nostro papà sapeva emozionarsi.

Non viveva le emozioni con il freno a mano tirato. Quando amava, amava in modo profondo, sicuro, sincero per tutta la vita (la mamma lo sa!), senza risparmio, senza “se” e senza “ma”. Quando rideva rideva forte, diventava rosso, si commuoveva fino alle lacrime. Quando piangeva, piangeva davvero. Quando si arrabbiava si arrabbiava tantissimo.

Ma, con la saggezza che solo i bambini hanno, viveva il presente. La rabbia poteva essere forte ma non comprendere il rancore e la tristezza non diventava umore nero e la felicità poteva lasciare il posto al dolore. I bambini lo sanno che nulla è eterno, e lo sapeva anche lui. Anche se non lo diceva mai. Perché tante parole non servono, diceva, la vita si vive e si affronta, e basta. Attaccando se serve, mai rimanere passivi.

Eppure lui lo aveva vissuto il dolore. Quello fisico, spesse volte, e quello del cuore. Aveva vissuto cosa significa perdere l’amico che ami e perdere con lui un pezzo di vita. Ma aveva trasformato il dolore in miracolo e in amore per gli altri, per i fragili, per i malati, per chi lottava ogni giorno con la morte e per i loro famigliari.

Il nostro papà era un uomo di fede. Ma non era un uomo di “religione”. Lui viveva la fede perché aveva fiducia nella vita e sapeva guardare oltre. Per questo il mio papà era un uomo che aveva fatto della sua vita un servizio verso i più deboli. Lo faceva col sorriso, rispettando la dignità di ogni essere umano.

Il nostro papà era un uomo in viaggio. Non solo perché sapeva muoversi verso gli altri, ma perché ha saputo trasformarsi tante volte nella vita.

Di lui vorremmo che ciascuno portasse questo nel cuore: che certe cose sono state nascoste ai grandi, ai sapienti, a quelli che pensano già di sapere tutte e che solo i bambini vedranno gli occhi di Dio che sta nei cieli. Ma, noi crediamo, lui li ha incontrato già in terra.

Forse per questo non ha mai smesso di sorridere fiducioso.