Nicolò Grubissich


Poco più di un anno fa, il 31 luglio 2021, ci ha lasciato il nostro caro papà, Nicolò Grubissich, che era nato a Venezia il 3 luglio 1925.
La sua lunga vita ha conosciuto, oltre a grandi gioie (il matrimonio, i figli, i nipoti, il lavoro di insegnante, cui era molto affezionato), momenti di intensa sofferenza: la perdita prematura del padre, avvocato e consigliere comunale a Venezia che, a causa delle sue idee politiche liberali,
aveva dovuto lasciare la sua città e il suo lavoro dopo aver subito un violento pestaggio fascista; la conseguente povertà nella nuova città, Verona; gli effetti della guerra…
Malgrado tutto ciò, egli ha saputo mantenere un atteggiamento ottimistico verso la vita, la capacità di vedere sempre il bene negli altri (mai lo si è sentito parlar male di qualcuno…), un modo di porsi di fronte alla realtà improntato ad una sorridente e sempre rispettosa mitezza, pur nella fermezza dei valori che la famiglia gli aveva trasmesso.
Tra questi, oltre ad una profonda onestà, sicuramente la fede.
Fu per tutta la vita un credente molto legato alla Chiesa e alla Parrocchia. Venne precocemente a conoscenza dell’Opera di Don Nicola Mazza a favore dei ragazzi poveri e meritevoli e fu tra i primissimi studenti universitari ospiti della residenza mazziana di Padova.
All’Istituto Don Mazza si sentì sempre legato, divenendo membro attivo e partecipe del suo gruppo laicale.
E fu sempre riconoscente, non solo verso i sacerdoti che seppero accoglierlo e seguirlo quando era un ragazzo, ma anche, in vari modi, verso tutti quelli che incontrò nella sua lunga vita.
In quanto insegnante di italiano, di latino, di storia, mise spesso a disposizione la sua fine cultura per aiutare, sempre gratuitamente, seminaristi di varie congregazioni religiose (ovviamente anche dei Figli di Santa Maria Immacolata…) che avevano bisogno di rafforzare (magari perché stranieri) le loro conoscenze della nostra lingua italiana.
Parrocchiano di Santo Stefano prima di sposarsi e di trasferirsi a ponte Crencano nel 1966, dalla sua esperienza di impegno giovanile seppe trarre un forte amore per la Parrocchia, che a Santa Maria Ausiliatrice si concretizzò, tra l’altro, in lunghi anni di attiva e convinta partecipazione alle riunioni
dell’Azione Cattolica e della San Vincenzo.
Alle volte il suo amore per la Chiesa e i suoi sacerdoti era esigente, talvolta critico (la sua ampia biblioteca era piena di testi improntati ad una visione della fede molto ‘aggiornata’, se non addirittura ‘avanzata’ rispetto ai suoi tempi…), ma sempre sorridente, positivo, tollerante, mai astioso o negativo a priori.
Un animo nobile, gentile, signorile: un “vero signore” – come si usa dire – secondo molti che l’hanno conosciuto.
Sicuramente questo suo modo di essere gli derivava anche dall’ intensa vita di preghiera: a Poiano frequentò con assiduità i sabati di lettura e di meditazione sui Salmi condotti da padre Luigi e seppe mantenere un costante dialogo con Dio, per esempio nella recita quotidiana delle Lodi con sua moglie, la nostra mamma Paola. Tenne fede a questo suo ‘appuntamento’ fino agli ultimi giorni della sua vita, ormai intessuta di forti sofferenze, accettate con il mite sorriso della persona profondamente buona, e non con l’inutile lamento, con lo sguardo rivolto solo verso i propri problemi.
Ecco: forse proprio nei suoi occhi limpidi di bambino novantaseienne, nella sua mitezza, mai giudicante, anche se ferma e convintamente ancorata a solidi valori, sta l’insegnamento che Nicolò ci ha lasciato, al termine della sua lunga vita, povera magari di fatti eclatanti e di imprese memorabili, ma ricca di una vera e profonda sapienza.
La sapienza che è – come ha detto qualcuno – quella che “insegna all’uomo a fare dell’esperienza del mondo il sacramento dell’incontro con Dio”.
Francesco, Andrea e Lucia Grubissich

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