Carla Weingrill Forlati:

 

la mia mamma

Stiamo vivendo in un tempo che definirei “capovolto“ dove tecnologia e digitalizzazione si sono insinuate e inserite di prepotenza nelle nostre vite .
Se osservo soprattutto i giovani vedo quanto possano stare silenziosi e chini sul computer o cellulari con le dita delle due mani che digitano inverosimilmente veloci sulle tastiere , eppure mi par di capire che sono diventati tanto più soli ,fragili , superficiali, insoddisfatti … E quanti anziani soli nelle case, ma forse siamo diventati anche noi individui solitari e disillusi anche in chiesa?
Cosa di Primario stiamo perdendo? Cosa abbiamo perso?
Con un veloce passaggio proverei allora a fare memoria della mia mamma.
Che traccia di lei vorrei fissare?
Mi sembra che uno dei testimoni che ci abbia voluto passare sia quello di immaginare la parrocchia come una piccola grande anima da sperimentare dentro la chiesa e fuori come una Linfa vitale.
Mamma Carla, in cucina, la mattina presto scriveva racconti, aneddoti, pensieri, riflessioni, barzellette su accadimenti anche semplici della parrocchia: uscite, gite, coro, forme di preghiera, ha cercato a voce di tessere una rete invisibile di benevolenze, dettagli infiniti in cui cercava di fare comunità.
Ho assaporato da lei il suo genuino entusiasmo per la Vita forse proprio perché (come tutti) ha attraversato, nella sua infanzia, tanti vuoti dolorosi.
Nonna Carla (il lapsus me la fa pensare anche in questo ruolo, per lei entusiasmante) ha provato a sentire l’Anima della Parrocchia fatta di incontri, lacrime, abbracci, canti, tavolate, preghiere, punti di vista, piccoli regali spontanei, fotografie, dediche … Quel tessuto invisibile cucito in anni che si chiama Umanità, Presenze, ma con lo sguardo rivolto sempre al Mistero e di cui oggi avvertiamo, quanto mai, la perdita.

Giusi Forlati

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